Tullio Ferro artista
TULLIO FERRO ARTISTA
pittore e scultore
LA NINFA TAVINE
Dopo 500 anni di “sonno” del poema didascalico in latino “De hortorum coltura” del poeta salodiano Giuseppe Milio Voltolina (1536 – 1580), Tullio Ferro da una decina d’anni va “traducendo” in sculture-dipinte le protagoniste dell’opera del Voltolina. La materia dei versi è collocata nei luoghi cari all’autore. Infatti la sua famiglia possedeva un giardino ed un podere presso il mulino delle Tavine, in riva al lago nel golfo di Salo’. Qui il poeta contempla la ninfa Iside ( o Isella), leggiadra figurafemminile nella quale lui raffigura la fanciulla amata, Isella Socia.
Il Voltolina nel libro terzo del suo poema presenta, presso la riva del lago, fonti un tempo abitate da glauche Napee (ninfe delle valli nella mitologia greca). Fra le tante ninfe che fin dai tempi antichiabitano queste fonti, il poeta evidenziache crebbe “In chiara fama, e delle Driadi onore, / Onor delle fontane, la vezzosa / Tavine glauca il piè, verde la chioma, / Argento o d’oro il petto, queste fonti tenne, / E ogn’altra Ninfa sorpassò in bellezza. / Avvenne un dì, che sollevando il capo / Dall’onda fuor Benaco, in lei lo sguardo / Fissò, mentre asciugavasi i capelli / sparsi in sul dorso, e si sedera non lungi / Dal zampillare suo paterno fonte“.
Bongianni Grattarolo nella sua “Historia della Riviera di Salo’” (1599) si sofferma a considerare il nome di Aiguane in questi termini: “Essendo che i plebei dicono Aigua all’ Acqua, come facevano etiando molti scrittori Toscani prima di Dante, queste Aiguane (per il Voltolina sono le Tavine) cantavano non meno dolcemente addormentando i pescatori, e i passeggeri, come ci facessero le Sirene di Homero“. La medesima Ninfaera pure detta Signora delle Acque sorgive, in grado di creare nuove sorgenti o di fare inaridire quelle esistenti.
La leggenda narra che queste Ninfe avessero pure facoltà di compiere sortilegi, incantesimi. I diavoli, invidiosi della loro possanza, si erano dati a perseguitarle inseguendole di notte e facendo strage, così che molte ne avevano uccise; se non che non potevano prenderle se nella caccia non erano aiutati, i diavoli, da qualche uomo che li favorisse di alcuna parola.
Si narrache una notte passando un contadino per quel luogo e sentendorumore e immaginando prodotto da cani intenti a scovare qualche lepre, si mise a gridare: piglia, piglia. Il mattino seguente, inchiodata sulla portadi casa sua, trovò un amano di donna con le dita unite da una membrana come hanno i palmipedi. Una mano di quelle Aiguane-Tavine e che il diavolo gliela avesse in chiodata per dargli parte della caccia c’havea fatta aiutato da lui.
La leggenda divagò per il lago tanto che nel racconto della “Festa dell’Anitra” di Desenzano, un passo narra che in Capolaterramani di quelle ninfe fossero pure state inchiodate a qualche porta.
Il Voltolina della fonte salodina ha voluto farne una ninfa, e chiude con questa favola la sua “Coltivazione degli orti“, come con quella d’Aristeo chiude Virgilio le sue Georgiche, in cui il mitico pastore della Tessaglia, figlio della ninfa Cirene; innamorato di Euridice, sposa di Orfeo, la insegue ed è con ciò causa della sua morte. Le ninfe lo puniscono, facendo morire le sue api; solo per intercessione della madre, e con i consigli di Proteo, può riaverla. Ottenuto ciò, dall’ Arcadia Aristeo si portò sulla riviera di Salò, accompagnato da una schiera di pastori, nel nome dei quali il Voltolina allude ai nomi dei paesi della riva opposta a Salo’: Portese, Manerba, ecc. Qui i pastori decidono di fondare una nuova Atene (allusione all’Ateneo poi Accademia degli Unanimi di Salo’ voluta dal Voltolina).
Salgono sulla cima di un monte (la Rocca di Manerba); da qui scoprono l’Isola di Garda che promette di divenire una nuova Corinto.
Di recente fu messo in risalto che uno dei tratti caratteristici della poesia italiana del Rinascimento fu quel gusto dell’invenzione di racconti mitologici sul modello delle favole degli antichi, dei miti etiologici che servonoa spiegare nomi di fiumi, di laghi e di città con racconti di avvenimenti favolosi. Miti che servirono a poetizzare la natura, a darer un’ espressione nobile alle bellezze del paesaggio in mezzo al qualeil poeta viveva.
Tullio ferro artista
Raffigurazioni delle Tavine