Castello Bonoris di Montichiari
Dove oggi vediamo il Castello Bonoris a Montichiari, intorno all’anno mille c’era la rocca comunale che assunse in seguito una grande importanza per la difesa del territorio.
Castello Bonoris: nel 1167 nasceva il Comune di Montichiari e nel 1168 Brescia ne fece abbattere il castello, che si ergeva sulla sommità della collina di San Pancrazio, riducendolo in ruderi che rimasero fino alla fine del XIX secolo. Nel 1890 il Comune cedette al conte Gaetano Bonoris la rocca, con l’obbligo di riedificarla con la forma di un castello e così venne costruito l’attuale castello. Al suo interno troviamo degli affreschi che il pittore Giuseppe Rollini copiò da quelli esistenti in alcuni castelli piemontesi; Carlo Alboretti ne seguì gli arredi ed i mobili, imitando nello stile e nel disegno quelli della rocca torinese. Bella all’interno la sala baronale, la sala delle armi, con una ricca collezione e la cappella gentilizia. C’è una grande scalinata in pietra e sopra di essa un dipinto che rappresenta il martire San Giorgio che dall’alto del suo cavallo colpisce a morte il drago, salvando la vita alla principessa figlia del re di Silene. Il castello ha un bellissimo parco, ma la parte est è coperta da un fitta boscaglia che lo rende impraticabile, mentre a nord c’è un bel giardino all’Italiana. Il comune di Montichiari ha come sua proprietà la maggior parte del terreno del castello (mq.2.200). Il visitatore entrando dalla Piazza Santa Maria dove è situato l’accesso, e oltrepassando il ponte levatoio noterà sulla parete di fronte la raffigurazione di un orango, che in mano tiene una clava mentre sul cartiglio sulla testa aveva una scritta ,che adesso non si legge più che chiedeva se entrando si veniva in pace o in guerra. In successione, nel tragitto dalla portineria del castello fino alla Pieve di S. Pancrazio si incontra: il monumento dedicato agli Alpini, ai caduti del Lavoro, ai Bersaglieri, e all’Areonautica Militare. Sulla sommità del colle c’è una croce issata nel 1721, che nel 1951 venne distrutta da un fulmine e l’anno successivo sostituita.