Mori si trova tra Rovereto ed il lago di Garda,
diviso da quest’ultimo dal lago di Loppio; ha ben tredici frazioni e ricopre un vasto territorio, in parte di fondovalle e solcato dalle acque dell’Adige facente parte della Vallagarina ed in parte prealpino, condiviso con Ronzo-Chienis ed Isera, appartenente alla val di Gresta, in particolar modo da quando vennero annesse a Mori le frazioni di Manzano, Nomesino, Pannone e Varano. Domina su Mori il Santuario di Montalbano ed i ruderi del castello. Mori è conosciuta turisticamente per la sua tradizione sportiva, per le manifestazioni culturali e il suo patrimonio storico, archeologico; rappresenta inoltre un importante centro produttivo della Vallagarina.
GEOGRAFIA DI MORI
Provincia: Trento
Frazioni: Besagno, Loppio, Manzano, Molina, Mori Vecchio, Nomesino, Pannone, Ravazzone, Sano, Seghe I, Seghe II, Tierno, Valle San Felice, Varano
Comuni limitrofi: Ala, Arco, Brentonico, Isera, Nago-Torbole, Ronzo-Chienis, Rovereto
Frazioni: Besagno, Loppio, Manzano, Molina, Mori Vecchio, Nomesino, Pannone, Ravazzone, Sano, Seghe I, Seghe II, Tierno, Valle San Felice, Varano
Comuni limitrofi: Ala, Arco, Brentonico, Isera, Nago-Torbole, Ronzo-Chienis, Rovereto
Santo Patrono: Santo Stefano
Il comune di Mori si trova in Trentino Alto Adige ed è percorso dal fiume Adige che scorre da nord a sud lungo il confine est del comune stesso. Dal lago di Loppio nasce il Rio Cameras, questo rio è stato artificializzato contenendo la sua acqua dentro argini di cemento armato, tanto che è diventato un lungo canale a cielo aperto, solo nel centro abitato dalla piazza Cal a piazza Malfatti il rio è stato coperto. Il lago di Loppio è caratterizzato dall’Isola di Sant’ Andrea sede di antichi insediamenti, alcune abitazioni da quelle in legno a quelle in sassi, i resti della chiesa romanica di Sant’Andrea e di una fortificazione.
STORIA DI MORI
Intorno a Mori sono state trovate molte stazioni preistoriche, a Castel Corno, alla Caverna del Colombo, al castelliere di Monte Albano, questi ritrovamenti vanno dal neolitico all’età del bronzo. Molto forte è stata l’influenza romana che si è sovrapposta a una secolare influenza celtica, infatti Il comune di Mori appare nei documenti ancora nell’845. Nel Medioevo fu soggetta ai Castelbarco di Monte Albano, successivamente occupata dai Veneziani nel 1439 insieme ai comuni di Ala, Avio, Rovereto e Brentonico. Nel 1439 Mori fu testimone della titanica operazione militare dei Veneziani “Galeas per montes” che, per contrastare i Visconti di Milano, trasportarono sul Garda una flotta di navi dall’Adige passando da Mori, Loppio, Nago ed arrivando a Torbole. Mori diventò uno dei quattro Vicariati e così restò fino al 1810 quando questa entità secolare venne soppressa. Venne istituito un giudice di pace che poi nel tempo divenne sede di giudizio distrettuale fino al 1923. A livello religioso, economico e politico Mori rappresentò il centro di convergenza di Brentonico e questo ruolo fu evidenziato grazie anche al fiorire di nuove imprese commerciali ed artigianali. Infatti a partire dal XVIII secolo incominciarono a fiorire filande, essiccatoi per il tabacco, la viticultura con le sue lavorazioni e la commercializzazione dei marmi di Castion. La ferrovia Mori – Arco – Riva venne inaugurata nel 1891 e questo diede un forte spinta all’economia del paese.
DA VISITARE A MORI
Castello di Monte Albano, Lago di Loppio, Isola di Sant’Andrea, Fortificazioni sul Monte Nagià Grom, Teatro di Mori, Chiesa Santuario di S.Maria di Monte Albano, Grotta del Colombo,
PRODOTTI TIPICI DI MORI
Vino della Vallagarina, frutta e verdura biologica della Val di Gresta,
FRAZIONI DI MORI
Tierno: Ai piedi del Monte Baldo c’è la frazione di Tierno, che conta circa 1000 abitanti. In località Coste, confinante con il comune di Brentonico, si possono vedere i resti del castello “Castel Palt”. Tierno è anche famosa per il “Gran Carnevale” che ogni anno attira moltissima gente, anche per i famosi “bigoi co’ le sardele” che vengono distribuiti con l’occasione.
Mori Vecchio: Mori Vecchio è una piccola frazione che troviamo ad ovest del centro di Mori, lungo la valle del Rio Cameras.
Varano: Dalla Valle di San Felice si può raggiungere Varano che conta oggi 49 abitanti ed è la più piccola frazione in Val di Gresta. Varano è un villaggio antico, nel 1234 La famiglia dei Signori di Gardumo chiese ed ottenne dal Principe Vescovo l’ investitura per la costruzione di un castello sul “Grom”, probabilmente i ruderi che si possono trovare oggi; nel 1339 Varano aveva censito 18 fuochi e quindi grazie a questa consistente presenza poteva costituire un proprio Comune Catastale, tanto che ancora adesso Nonostante sia un piccolo paesino si contano quattro nuclei di cui uno, Arche, aveva un tempo gli edifici con dei grandi archi al pian terreno, ora chiusi; si può vedere un edificio dotato di una bifora del 1877 ornata da un mascherone e sormontata da un personaggio baffuto in vesti femminili.
Pannone: Pannone fino al 1971 fu sede del comune di Gardumo ora diviso fra Mori e Ronzo-Chienis. Collocato sulla piana del Volture è famoso per le sue coltivazioni biologiche, è al centro fra l’alta e la bassa valle ed è costituito da quattro isolati. La Grande Guerra ha danneggiato seriamente il suo centro antico che fu completamente demolito per fare posto ad una grande piazza circondata da case, utilizzando le pietre del forte delle Dosse. Ma nonostante la distruzione è ancora possibile vedere antiche case come la canonica, già sede del vicario di Gresta, le case dei Martini e fra questi l’edificio che veniva usato ai Castelbarco come magazzino per i raccolti della valle e le vecchie case della contrada del Molin che si trovano lungo il Rio Gresta. Anche il rio ha avuto in passato grande importanza per l’economia del paese e ne era testimonianza la presenza di alcuni mulini e di segherie, ad oggi rimane Pont del Molin che si trova a valle, un ponte in pietra ad arco ed una fucina con maglio ancora oggi funzionante.
San Tomè: Il suo nome deriva dall’ antica chiesa romanica di San Tommaso, oggi non rimane molto delle antiche case di un tempo, sono rimaste a costituire il villaggio turistico di San Tomè la “Casa rossa” ed alcune altre che sono state ristrutturate. Sul costone che da Monte Creino scende verso Nago e il lago di Garda troviamo la chiesa di San Tommaso, circondata da frutteti e vigne, questa chiesa è tutto ciò che rimarrebbe di un antico paese che si dice sia stato raso al suolo da una frana. Costruita con pietre squadrate , ha delle mura che risalgono al tredicesimo secolo, anche se durante gli scavi furono trovati i resti di un edificio molto più vecchio. Fu rinvenuta anche una tomba con delle sepolture risalenti all’ottavo secolo d.C. Recentemente è stata ristrutturata grazie all’Associazione Nazionale Alpini della sezione di Mori.
Nomesino: Da Valle San Felice attraverso una strada che sale fra i campi terrazzati si arriva a Nomesino, frazione di un centinaio di abitanti. Le sue case in pietra con ballatoi in legno, scale esterne e grandi tetti ne fanno un paese di montagna molto pittoresco. Questo paese era già abitato nell’età del bronzo che fu colonizzato in epoca romana da una “gens Numesia”. Vari reperti sono stati ritrovati sul dosso di castel Nomesino, tra questi la lapide di Emilia Maxuma; questo castello apparteneva al ramo dei Castelbarco-Albano e al suo interno vivevano quindici persone, fu poi distrutto nel 1440 dai veneziani. Pochi resti sono rimasti di un altro castello sulla strada che porta a Lenzima, si tratta di castel Verde. Nei dintorni si può ammirare inoltre la cappella votiva di San Rocco edificata nel 1856 durante l’epidemia del colera e distrutta dalla prima Guerra Mondiale fu poi ricostruita nel 1926
Manzano: Sulla strada esistente già in epoca romana che collegava Nago a Isera nella Val Lagarina troviamo Manzano, paese costituito da due nuclei che si trovano ai bordi di un anfiteatro formato dai terrazzamenti degradanti dei muri a secco. Anche qui si possono vedere le abitazioni in pietra tufacea vulcanica con alle finestre architravi in pietra oppure in legno, ballatoi lignei ed alcune con scale semiesterne. Molte di queste case hanno profondi androni con corti lastricate e recintate da muri di protezione. Tra gli edifici che si possono vedere, palazzo Vittori, una costruzione con una grande corte e con un portale ad arco che porta incisa la data 1791. Distrutto dalla guerra è stato poi ricostruito in parte e oggi adibito a casa sociale. A est troviamo la chiesa di Sant’ Antonio abate risalente al XV secolo, anche se la forma che vediamo oggi e del XIX secolo. Ci sono alcune edicole, una dedicata a San Rocco e un’altra a Santa Barbara. Da non dimenticare, anche se un po’ isolata, la chiesa di Santa Appollonia in pietra e con il tetto spiovente coperto di lastre di pietra.
Corniano: Corniano è un paese fantasma vicino a Manzano, è stato inserito dalla Provincia di Trento nell’elenco dei luoghi di interesse monumentale, anche se chi arriva a Corniano si troverà davanti un paese completamente abbandonato, forse a causa delle rappresaglie dei veneziani nel 1440, distruggendo i castelli di Albano e di Nomesino, o forse a causa della peste del 1630; sta di fatto che nonostante non ci sia presenza umana, le case in pietra, i ruderi, la chiesa di S. Agata e le rocce colorate che sovrastano il paese gli conferiscono un che di misterioso e affascinante allo stesso tempo. La chiesa di S. Agata è in stile altomedievale, di struttura romanica, con tetto a due falde, ha piccole finestre sopra il portale e nell’abside, un massiccio campanile di pietra coperto da cuspide. Al suo interno si può ammirare un “Ultima Cena” dipinta nel 1537, non ben conservata ed una Madonna con santi. Queste opere sono state eseguite da pittori che nel cinquecento affrescarono gran parte delle chiese della Val di Gresta. Qui si trovava anche un’ acquasantiera in pietra con motivi incisi che oggi è conservata al Museo Diocesano di Trento. L’abside circolare della precedente chiesa è stata trovata con gli scavi che furono eseguiti negli anni settanta insieme ad una porta antica con due finestre strombate. Rinvenute molte tombe sotto il sagrato segno che la chiesa aveva un cimitero.
Valle San Felice: Dal punto di vista storico Valle San Felice è stato il più importante, in quanto sede dell’antichissima pieve di Gardumo che comprendeva tutti i paesi della valle. Dopo la Prima Guerra Mondiale fu tracciata la strada che da Loppio sale in Val di Gresta e nel 1922 questa giungeva fino a Valle San Felice. Un altro troncone venne costruito nel 1930 e questo arrivava fino a Pannone, nel 1947 fino a Ronzo e solo nel 1952 la strada fu terminata con il tratto fra Valle San Felice e Nomesino. Il paese è dominato dalla chiesa parrocchiale, isolata dall’abitato che è costituito da differenti nuclei. A destra del Rio Gresta troviamo Arì con la chiesa di S. Anna, poi Ambrosi, Finoti, il gruppo di case tra la piazza e il rio Gresta. Le case in pietra con i ballatoi a graticci e grandi loggiati, si mescolano con gli edifici rustico signorili del XVI, XVII e XVIII secolo e con le signorili abitazioni della piazza, ornate da portali che portano incise le date di costruzione (1583,1765,1819) da poggioli in legno e loggiati con colonne di pietra. Il palazzo del Settecento della canonica che vediamo fu residenza dei Castelbarco, fu incendiata nel 1703 dalle truppe francesi portando alla completa distruzione dell’archivio che era una fonte indispensabile per la valle. Fu poi ricostruita con le forme attuali e completata con una meridiana dipinta con la scritta “qui nasce e muore il sole” e da un portale di ingresso con pilastri sormontati da canestri di frutta in pietra che forse provenivano dall’antico campanile della chiesa parrocchiale. Ci sono altri edifici da visitare come un ex essiccatoio di tabacco e il Molin un antico mulino sul rio Gresta che apparteneva ai signori di Gardumo e successivamente ai Castelbarco, che lo tennero fino agli anni sessanta. Al suo interno ci sono degli affreschi che raffigurano l’inondazione del 1882 che si portò via il ponte. Alla fine del paese troviamo la chiesa di S. Anna, in stile gotico nonostante sia stata rinnovata mantiene la sua facciata a capanna in cui si aprono la porta e due finestrelle laterali e un oculo. Al suo interno l’ affresco che raffigura i Quattro Evangelisti e Angeli che recano gli strumenti della Passione, questa è un opera che risale al primo Cinquecento. Nella navata ci sono altre due pitture a tempera che come la pala dell’altare sono dovute a Enrico Less.
Loppio: Vicino al Palazzo dei conti di Castelbarco sorgevano le abitazioni dei mezzadri e dei dipendenti che lavoravano per loro, sono state proprio queste unità abitative a dare origine al borgo di Loppio. La grande abitazione che vediamo di fronte al Palazzo fu eretta nel XIX secolo e ospitava circa venti famiglie di coloni dei Castelbarco che prima abitavano in casolari fatiscenti e senza acqua. Questo edificio era chiamato “la fabrica” e qui i coloni potevano condurre una vita più sana grazie alle migliori condizioni d’ igiene. Ai piedi della Bordina possiamo vedere i resti di un altro cascinale quello dei Cittarini che fu distrutto durante la prima guerra mondiale. Loppio era conosciuto anche per il suo lago che però fu prosciugato quando fu costruita la galleria Adige-Garda nel 1958, oltre alla perdita del lago però Loppio ebbe anche la distruzione del palazzo dei Castelbarco distrutto nella prima guerra mondiale e le arche castrobarcensi, che sono monumenti della scultura gotica in Trentino. Il lago di Loppio aveva dimensioni molto più grandi, infatti andava dal Passo San Giovanni fino a Mori, questo fino al XVI secolo poi con le canalizzazioni e le regimentazioni a partire dal Settecento ne ridussero notevolmente le proporzioni. Il lago aveva molte insenature e alcune isolette , come ad esempio l’Isola di Sant’Andrea, dove recenti scavi hanno riportato alla luce testimonianze di epoca barbarica e paleocristiana. Distrutto durante la Guerra di Successione spagnola dalle truppe del generale Vendòme. Della bellissima residenza dei Castelbarco non rimane quasi più niente, questo edificio venne ricostruito nel 1715 e ampliato nel 1812 utilizzando i materiali che provenivano dalla demolizione del castello di Avio sempre di proprietà dei Castelbarco; al termine dei lavori ne risultò una grande costruzione a elle sulle rive del lago, aveva lunghe file di finestre e più di sessanta stanze. Intorno all’edificio vi era un grande giardino all’Italiana pieno di statue e dove sorgeva un manufatto ottagonale con il nome di Coffee Haus che era collegato attraverso un canale con una trappola per le anguille, la cui pesca alimentava un fiorente commercio. Nel 1980 questo edificio crollò. Con la prima guerra mondiale gli austriaci distrussero il palazzo e con lui quasi l’intero archivio storico, si salvò solo qualche pergamena. Ad oggi quello che rimane di tanta rovina sono le fondazioni del palazzo, l’abitazione attuale dei Castelbarco, la lunga costruzione verso il monte, il giardino che è stato completamente ridisegnato e una grande nicchia che forse un tempo ospitava una statua di Ercole. Vicino al Palazzo c’è la chiesa del SS. Nome di Maria che fu ricostruita nei primi dell’Ottocento, ha forme neoclassiche a navata unica e facciata con timpano sostenuto da quattro colonne, il campanile che vediamo è stato costruito nel 1856 e poggia su decine di pali conficcati nel terreno.
Besagno: A sud di Mori troviamo Besagno, di origine romana, si trova sulle pendici del Monte Baldo in una posizione dominante sulla piana fra Mori e Rovereto, è circondato da prati ,vigne e castagni. Questa località è riuscita a mantenere i suoi tre nuclei originari con abitazioni rustico signorili in muratura, porticati e corti chiuse da muri. Da vedere a Besagno ci sono: la chiesa dedicata alla Presentazione della Beata Maria Vergine; casa Boschetti che è una residenza del Seicento con un portale bugnato con iscrizione e un’elegante bifora in pietra; un bell’affresco sulla facciata di casa Girardelli datato 1406 a ricordare la pace fra veneziani e Castelbarco; la Crocifissione con la Vergine e San Giovanni Evangelista, in un edicola posta sulla facciata di un’antica abitazione in piazza a Castelbarco, questo affresco è forse uno dei più importanti del Gotico in Trentino e deriva dalla Crocefissione dipinta da Giotto nella cappella degli Scrovegni a Padova.