Casa Belpietro, detta del Carmagnola
E’ una massiccia costruzione che si erge sulla strada “regale” senza speciali elementi architettonici ma che si impone alla vista soltanto per la sua mole, eccezionale per il suo tempo.
Casa Belpietro, detta del Carmagnola Castenedolo: Questo per la facciata sulla strada; invece nell’interno la leggiadria dell’ampio loggiato che sovrasta il portico ci conferma che questa fu l’abitazione di un personaggio di alto livello ne sec. XV. Non è facile infatti sul principio de Quattrocento pensare una casa già di così grande erspiro né si può congetturare che ess sia stata costruita in periodo posteriore. Per conto di chi? La storia della casa, come vedremo, segna un’immediata decadenza dopo la caduta del Carmagnola. La loggia superiore è sempre il particolare più bello del fabbricato perché il portico di cinque campate ha dovuto subire una profonda alterazione per ragioni statiche. Esso aveva sei agili colonne con capitelli fogliati, ma purtroppo sul principio del nostro secolo ci si accorse che le colonne cedevano pericolosamente verso l’esterno. Si dovette perciò incassare le belle colonne, diremmo incapsulare, in possenti pilastri in muratura. Si scorgono tuttora semimurate le due del fornice centrale più ampio degli altri quattro. Sembra, da u dipinto del secolo scorso,che il muro originale fosse segnato, come usavasi, da grafiti e finti bolognini ed allora il moderno costruttore pensò di riprendere quel motivo. Indubbiamente il contrasto fra il portico rude e massiccio e la loggetta sovrastante è forte. La quale loggia era di dieci campatelle ma le due a sera dovettero essere murate. Anche qui le colonne hanno capitelli fogliati. Il soffitto è a travicelli avvicinati mentre il portico e l’androne hanno bellissime volte a vela. La pianta del pian terreno è semplicissima perchè a sera e a mattina dell’androne vi sono due locali molto ampi con vicini piccoli locali secondari. La sala a sera presnta una ampia volta a ombrello originale, ed era questa la “caminada”. La sala a mattina, anch’essa mlto vasta, ebbe il volto ben decorato nel Settecento. Vi sono due scale: una interna che sale presso la sala di sera ed è ripida coi gradini di cotto a mattoni in costa e questa dovrebbe essere la scala roioginale. Invece a sera del portico, chiuso da un bel cancello in ferrobattuto, sale uno scalone a due rampe costruito nel Setteecento con l’arrivo sulla loggia. Non si poteva in quel secolo non costruire no scalone. Fu in quell’epoca che venne molto ben decorata nella volta la grande sala, corrispondente a quella di mattina a piano terra; vicino ad essa vi sono piccoli salottianch’essi col soffitto piatto ben decorato.
Pandolfo Maltesta aveva una dimora per villeggiatura a Castenedolo e nulla ci impedisce di credere che questo edificio importante, allora fuori del castello, fosse quello da lui incominciato. Andato via il Malatesta, i suoi beni divennero proprietà dei nuovi signori, dapprima i Visconti e poi Venezia, la quale repubblica benissimo può aver destinato questa proprietà al suo condottiero. Infatti il carmagnola, dopo la vittoria di Maclodio, ricevette in dono dalla Repubblica un palazzo sul Canal Grande, una grossa provvigione e il titolo di signore di Castenedolo, che già era stato di Brunoro Gambara. Caduto il carmagnola, i suoi beni di Castenedolo furono venduti all’asta a cittadini del paese e si presume che tale sorte sia toccata anche a questa bella casa. Ma quale delle famiglie che allora ne avevano la possibilità, avrà comprato la casa? La più ricca e con vaste proprietà, pur divisa in vari rami, era quella dei Rodengo, uno dei quali, Gerolamo q. Carlo dichiara nel 1517 di possedere, oltre a terreni e casa in Valbona, anche una casa in castello e così suo figlio Ottaviano nel 1568, ma poi questo ramo, prima di estinguersi, non ha più beni in Castenedolo mentre gli altri rami hanno grosse proprietà della Rodenga e di S. Giustina fuori del castello. Ciò che è sicuro è che nel Seicento la casa è di proprietà degli Zaniboni. Erano costoro di antica famiglia, di parte guelfa, che vennero ammessi, secondo quanto scrive A. Monti, agli uffici ed agli onori della città il 22 febbriaio 1529 in persona di “Betinus de Zanonibus”. La famiglia, sul principio del sec. XVI doveva essere in precaria situazione economica perchè il citato Bettino (. 1487) dichiara di essere lo “spitiar allo spitale grando”, di aver mercanzia per L. 400, ma “li vasi e li mobili sono dello spitalli”. A quel tempo aveva già un po’ di terreni a Castenedolo; poi gli affari vanno bene e trent’anni dopo, con la moglie Bernardina e quattro figli, è già in buona posizione. ………. Erede della sostanza Zaniboni fu il cugino Gio. Paolo Luzzago (n. 1685) figlio di Camillo, di quel ramo che abitava a S. Pietro e Marcellino fra i Chizzola e i Gambara. Forse Gio. Paolo venne adottato dai fratelli Lodovico e Ottaviano figli di marta Luzzago q. Gio. Paolo, fatto si è che egli nel 1723 fa una denuncia per conto suo nella quale dichiara di essere erede ecc. ecc. e di possedere quindi la casa di Brescia a S.M. Calchera e circa 500 piò a Castenedolo con la “casa da padrone in contrada Mantovana”, con otto locali terranei e dieci al piano superiore, con corte, orto ecc. confinante a mezzodì con la strada maestra, a mattina le ragioni della Parrocchia, a monte Alvento Alventi a serea Faustino Belpietro e Maffeo Mesana. Quel ramo dei Luzzago si estinse con Gio. Paolo sul principio dell’Ottocento e forse fu allora che i vicini Belpietro allargarono la loro proprietà comperando questo palazzo del quale sono tuttora proprietari.
Casa Belpietro
Casa Belpietro Fonti Fausto Lechi, “Dimore Bresciane, in cinque secoli di storia”