Castello di Castenedolo
Il Castello di Castenedolo, costruito dalla popolazione verso la fine del 1100, venne poi riedificato a metà del Quattrocento in misura ridotta, lasciandone all’esterno la chiesa.
Castello di Castenedolo: ne scrive il Lechi: Già facente parte del “territorium civitatis” si può arguire che il bosco del monte di Castenedolo venne difeso con qualche opera nella parte più alta quando i bresciani vollero provvedere a difendere i loro possedimenti sulla fine del sec. XII. “Castenedolum datum est ad habitandum” dicono gli annali del tempo. Così venne creato il castelvecchio che, secondo il Geroldi, avrebbe dovuto sorgere in una zona a nord est del paese quindi lontano dalla strada principale il cui tracciato passò sempre dove oggi passa la strada nazionale per Mantova. Questo fatto ci lascia un po’ dubbiosi su quella congettura tanto più che lo stesso Geroldi scrive che quando il vecchio castello, troppo piccolo e cadente, dovette essere abbandonato, nel 1447, sistemate le finanze comunali, la Vicinia dei capifamiglia incaricava dei suoi membri di cercare e acquistare il terreno per costruire ” unum reductum sive Castellum et ad fortificandum castellum veterem”. Da questa dizione sembra adunque che si doveva rinforzare il vecchio e costruirvi il nuovo “ridotto” o recetto. Il nuovo castello, benissimo delineabile sulla planimetria dei primi dell’Ottocento, fu eretto fra il 1450 e il 1453 subito dopo emessa la ducale dell’8 febbraio 1450, con la quale si autoroizzavano i Rettori a farlo costruire “ut a cavalcatis gentium armigerum pro transitu aut aliter deponere possint et conservare res et bona sua”. Era costituito da un rettangolo perfetto; parallelo al corso della strada”regia” dalla quale distava 30 metri, ciscondato da fosse, asciutte naturalmente, e da terrapieni o terragli nelle misure di m. 120×150; entro di esso erano costruite le casette che dovevano servire di ricovero a persone e cose in caso di emergenza; le quali casette erano allineate su cinque file regolari, divise fra loro da quattro strade interne larghe 4 metri circa. Il tutto formava un rettangolo di m. 70×120 e attorno ad esso girava un muro con una sola apertura verso la chiesa con torre e ponte levatoio. Molto facilmente il vecchio castello, che comprendeva come era d’obbligo anche la parrocchia, avrà avuto il suo perimetro orientale alto sulla pendice che domina la contrada di garvolane (sempre secondo la mappa napoleonica). Nel sec. XV poichè non si trattava più di costruire un vero e proprio “castrum” ma un ” reductum”, la chiesa venne tenuta vicina, forse rifatta e ingrandita, ma fuori delle mura.Nell’interno del castello si trattava di casupole della misura di mq. 50 circa, serrate fra di loro sopra una superficie inferiore a un ettaro. Oggi la disposizione delle piccole case, tutte ad un solo piano, è ancora ben conservata.
Svanita come una meteora la breve signoroia del carmagnola dopo soli cinque anni, dopo la sua tragica fine i beni vennero vendutii all’asta a cittadini di Castenedolo; rimase al comune il castello, la “rasega”, il molilno, ecc. Dopo tale fuggevole avventura il castello fu testimone per tutto quel secolo del passaggio di truppee servì anche di ottimo appopggio per il blocco di Brescia dopo il famoso assedio del 1438. Anche nel secolo dopo, vi fece sosta per un breve riposo, dopo la procellosa corsa attraverso la valle padana, Gastone di Foix che stava per piombare a punire Brescia, costernata. Questo nel febbraio 1512; ma nel giugno si erano mutate le sorti dei Francesi dopo la disastrosa, per loro, battaglia di Ravenna nella quale morirono molti fra i loro capi, incominciando dal Foix, “poenam luentes pro crudelitate in brixianum popolum per eos nequiter commissa”; perchè i veneti ripresero coraggio e di qui si affacciarono a liberare Brescia il 5 giugno. Fu breve respiro perchè già nell’ottobre fra Ghedi e Castenedolo stendeva il suo eserecito l’alleato infido, lo spagnolo Cardona. Si può immaginare cosa divenne quel povero castelletto durante le alterne vicende attorno a Brescia con l’esercito spagnolo-tedesco che taglieggiava il paese, sino al 1517. Gli ultimi a passare in castello furono i lanzichenecchi di Carlo V nel 1521 lasciando triste ricordo. Poi anche per questo castello fu la decadenza e la lenta fine. Però ancora nell’Ottocento se ne scorgevano le tracce ed era ben chiaro il perimetro.
Fonti: Fausto Lechi “Le dimore bresciane”