Castello di Padenghe
Il castello di Padenghe si trova in posizione panoramica sulle colline moreniche della Valtenesi
Castello di Padenghe è situato su di un colle da dove si gode di un bellissimo panorama, ha mantenuto la sua struttura originaria costruita tra il IX e il X secolo sui ruderi di fortificazioni di epoca romana, quello che noi oggi possiamo ammirare è un rifacimento del XIII e il XIV secolo. Al tempo il castello era circondato da un fossato e al suo interno c’erano le abitazioni poste su tre file parallele, costruite con le mura. Nel 1154 viene riconosciuto tra i beni concessi dall’imperatore Federico Barbarossa al vescovo di Verona Teobaldo e fino al 1328 fu tra quelli spesso contesi tra Brescia e Verona, data in cui divenne degli Scaligeri; successivamente se lo contesero anche il ducato di Milano e la Repubblica di Venezia ma rimase poi in mano della Serenissima dal 1520 al 1796. Successivamente venne interrato l’originario fossato che era a difesa del castello, mentre negli anni Sessanta è stato totalmente restaurato. Poco distante si trova la medievale pieve di Sant’Emiliano.
Ne scrive il Lechi: ” Sorto molto facilmente prima del Mille in difesa dalle incursioni ungare venne, come Manrìerba e altri castelli, concesso in investitura da Federico I al di lui fedele vescovo Teodaldo di Verona e da allora, come Manerba, fu uno dei castelli nei quali si ridussero i fuoriusciti ghibellini bresciani, accogliendo poi, sia ure per breve tempo, i della Scala quando tentarono di instaurare la loro signoria sul territorio bresciano. Venezia, una volta assestata fra noi nel suo nuovo dominio, dopo la pace di Lodi, vi tenne una guarnigione: era opportuno tenere a bada eventuali ultimi conati ghibellini e sorvegliare la duplice strada che portava al nord, dai sempre ambiziosi e insicuri Gonzaga e dai vari feudatari del trentino, sempre fedeli all’Impero.” … ” Sulla parte più alta del colle che domina il sottoposto paese sparso sulle pendici digradanti a mattina verso il lago, si innalza questo forte castello comunale sul quale non esercitarono mai alcuna signoria le famiglie potenti che godevano diritti feudali, come gli Ugoni e i Manerba, oppure privilegi come gli Averoldi a Drugolo. ….. La sua pianta è di forma rettangolare nelle misure di m. 40×70, mentre la muartura in genere è formata di grossi ciottoli; soltanto nell’edificio del mastio si scorgono file di mattoni e di pietre e nelle torri vi sono conci regolari sugli spigoli. Su tutta la cinta, più o meno conservati, si innalzano i merli, si direbbe di forma guelfa, ma è dubbio che fossero tali, mentre qualcuno ha pensato che fossero “a capanna”, simili cioè a molti merli di castelli scaligeri. Vi sono tre torri in lato nord ovest (la centrale è caduta) e le tracce di latre due agli spigoli sud e est; di queste ultime non resta che il rialzo delle mura perimetrali; e, particolare assai interessante, un’appendice, sempre unita all’edificio principale, sorgente sulla destra dell’ingresso, della medesima struttura del resto, munita di una torre circolare sullo spigolo nord-ovest. La torre principale che, data la distanza dal paese, non venne per fortuna ridotta a campanile, si innalza in buone condizioni sull’ingresso, il quale si apre eccentrico in uno dei lati corti, quello rivolto verso nord. Anche la torre è forzatamente spostata verso oriente e ciò fu dovuto alla presenza dell’appendice, chiamata Castellino, sorto molto facilmente in epoca anteriore. Questa torre, a pianta quadrata, senza merlatura, alta m.21, 50, porta esternamente le tracce delle feritoie del ponte levatoio e di una passerella pedonale, ha delle piccole finestrelle a tutto sesto sopra la porta e delle ampie finestre, a leggero sesto acuto, sul piano superiore. Nella cinta, oltre alla già ricordata torre del Castellino, e allo spigolo più elevato sul resto presso la porta sull’angolo nord-est, vi sono latre due torri; una che si innalza di poco sulla cinta e posta all’angolo sud-est, ed un’latra, più ridotta di dimensioni, a metà del lato lungo verso occidente. Ambedue sono a pinta rettangolare con merlatura.
Varcato l’ingresso, nell’interno, una scala ad unica rampa esterna, sorpassa l’androne dell’entrata per giungere ad una piccola portaaperta al primo piano. Vi è la traccia di una porta amezza rampa. Le camere dell’interno non hanno nulla di notevole. In questo mastioe nel “castellino” vicino abitava il castellano con la sua guarnigione. Sull’asse dell’ingresso si apre la principale delle due viuzze che danno accesso alle casupole nel castello e tuttora abitate; attorno alle stradette vi è, in superficie ridotta, il così detto impropriamente pomerio.”