Chiesa di S.Maria Annunziata
La Chiesa di S.Maria Annunziata, duomo e antica pieve di Salò, si trova nel centro del paese, quasi in riva al lago, si erge questa chiesa dal grande valore architettonico, che fu costruita sui resti della Pieve di S. Maria Annunziata, a cui è tutt’ora dedicata.
Chiesa di S.Maria Annunziata, pieve di Salò: La sua costruzione secondo il progetto di Filippo delle Vacche da Caravaggio risale al 1453 e si conclude nei primi anni del Cinquecento. Lo stile tardo-gotico si mescola a dettagli rinascimentali e la divisione interna in tre navate ci ricorda la chiesa di Sant’Anastasia di Verona, modello di riferimento; della costruzione precedente rimangono oggi la strutture del campanile, delle finestre e la Sala del Capitolo che accoglie al suo interno affreschi quattrocenteschi, mentre delle antiche decorazioni sui muri non rimane nulla, specialmente in seguito al sisma del 1901 che cambiò profondamente l’aspetto della chiesa. Nel 1590 viene costruito il portale rinascimentale in marmo da Gaspare da Coirano e alla fine del secolo vengono aperte le cappelle laterali e create le decorazioni da Tommaso Sandrini. Al suo interno conserva poi preziose tele del Romanino, di Zenone Veronese, di Paolo Veneziano ed affreschi di Antonio Vassilacchi; importante poi l’antico Crocefisso di Giovanni Teutonico, scolpito nei primi anni del Quattrocento.
Dell’antica pieve ci scrive G.P. Brogiolo: “Pietro, nativo di Puegnago e arciprete della pieve di Salò, è ricordato in un documento del 1016 che cita anche Cacavero e le proprietà della corte di Gaugardo (Gavardo) e del (monastero?) di San Faustino a Cacavero. La pieve di Santa Maria aveva giurisdizione sul territorio degli attuali comuni di Salò, Roé Volciano, Gardone Riviera. …….. Filippo Tomacelli ricorda infatti che nel 1453, quando venne costruito il duomo attuale, vennero demolite le chiese di Santa Maria e di San Giovanni, probabilmente l’antico battistero. Un saggio di scavo, eseguito in adiacenza al perimetrale nord della Pieve e al campanile romanico, ha individuato una fase di insediamento di V-VI secolo, che non è però chiaro se sia riferibile già ad un luogo di culto.”Un fatto clamoroso avvenne in questa chiesa il 29 maggio 1610, durante il periodo del banditismo nella Magnifica Patria ed in genere sul lago di Garda; venne ucciso durante la messa il podestà di Brescia Bernardino Ganassoni, come troviamo citato (A.S.V., Consiglio dei dieci, Criminali, reg.27, 4 agosto 1610) nel libro di Claudio Povolo “Zanzanù, il bandito del lago” : “Che Antonio Bonfandini detto Tonino, Zuan Antonio Agustini figliolo del Medegotto Dalle Vrange, ……… portando odio per le cause come nel processo al quondam cavallier Bernardin Ganassoni, che si trovava per la magnifica et fedelissima città di Bressa podestà nella Terra di Salò, accompagnati da Rocco Bartholi, Andrea Bacolo et altri che per hora si tacciono, …….. tra quali Ceruti et il predetto podestà passavano disgusti et inimicitia, si siano tutti unitamente conferiti la mattina de dì 29 maggio prossimo passato alla chiesa del Domo di quella terra (Salò) et mentre si cantava la messa grande per la solenne festività, solita farsi in detto giorno, con frequenza di molto popolo, spaleggiato esso Antonio Bonfadino dalli predetti, appostatisi insidiosamente con haver occupate le porte della chiesa et del campanile di essa, per dove si esce nella publica stradda, et per dove anco li sudetti Antonio Bonfadino, Ottavio Boccalaro, Zuan Antonio Agustini et altri entrorono per commettere enormissimo et abominevole delitto, con pessimo essempìo et con offesa della publica dignità, in persona che essercitava ministero di giusdicente et senza alcun rispetto di luoco sacro, né di tempo. Ma con temerario ardire habbi il predetto Antonio Bonfadino sbarato un pistolone terzaruolo nella vita al sudetto podestà, mentre stava intento alla messa, colpendolo con la balla nel braccio che le penetrò nel ventre, oltre due altre archibusate ……… Una delle qual archibusate fu sbarata dal sopradetto Agustini et l’altra da persona che per hora si tace. Per le quali ferite poche bore da poi se ne passò a miglior vita, fuggendo li predetti tutti sicari uniti, dopo commesso un tanto eccesso, con gli archibusi bassi et cani tirrati giù, con spavento universale“.