Cristianesimo sul Garda
Cristianesimo sul Garda
Narra il celebre Diacono aquilejese Paolo Warnefrido del secolo VIII nel libro De Episcopis Metensibus, nella Biblioteca Patrum T. XIII p. 329 edit. Lugdun: « Pietro pervenuto a Roma, tostamente scelti dal suo consorzio ottimi e dotti uomini, inviolli alle maggiori citta dell’Orbe Romano occidentale, a soggiogarle per la parola della Fede a Gesù Cristo. Mandò cioè allora Apollinare a Ravenna, Lucio a Brindisi, Anatolio a Milano, Clemente a Metz. Marco poi, che trovavasi precipuo fra’ discepoli suoi destinò ad Aquileja, alla qual città Marco avendo preposto Ermagora suo compagno, tornato a Pietro ne fu mandato in Alessandria »
Cristianesimo sul Garda: Si premette che vi è una discordanza di date nel confronto tra la tradizione e le ricostruzioni storiche, il che rende difficile l’esatta cronologia. Risaltano due discordanze: quella temporale del passaggio tra Clateo (I sec.) e Viatore (IV sec.); quella di Apollonio che, secondo la tradizione fu vescovo tra Latino e Ursicino (347 d.C.), ma secondo la passio dei Santi Faustino e Giovita (II sec.) fu loro contemporaneo. Fatti che dettero un forte impulso alla diffusione del cristianesimo furono: l’editto di Costantino del 313, che aveva garantito ai cristiani il libero esercizio del loro culto, riconoscendo la gerarchia ecclesiastica e accordando loro la facoltà di adunarsi; la benevola politica dell’imperatore Onorio (395-423 d.C.) che fece distruggere gli emblemi del paganesimo, riuscì a far erigere più di cinquanta chiese e pose dunque le basi primitive delle Pievi, che venivano poi ordinariamente istituite nel capoluogo del pago romano, ne assumevano l’organizzazione pagana e gradualmente la trasformavano in quella cristiana.
Anatalone, di origine greca (Anatolio), intraprese la sua opera di conversione tra Milano e Verona con al fianco Clateo. I due propagandisti della fede adunarono sul Colle Dignus, ora detto di San Fiorano, ad oriente di Brixia, la piccola corona di proseliti fra povere capanne e folte boscaglie, celati ai pericoli ed alla vigilanza insidiosa dei mandatari di Roma e degli idolatri. Anatalone muore nel 61 d.C. e viene sepolto sul colle Dignus (San Floriano) ad est di Brescia, nel luogo ove sorse una chiesa a lui dedicata (ora Sant’Andrea) e dove, nel 1472, vennero trovate le sue spoglie; di là vennero poi trasferite nel Duomo vecchio della città, e nel 1719 passarono nel nuovo Duomo ove tuttora sono devotamente venerate.
Poiché i Vescovi primitivi designavano essi stessi ed ordinavano i loro successori, così morendo Anatalone aveva affidato Milano a Cajo e Brescia a Clateo, martirizzato poi durante la persecuzione di Nerone (54-68 d.C.). Secondo la tradizione Clateo avrebbe passato poi l’incarico a Viatore, ma questo risulta essere stato vescovo a Brescia e poi a Bergamo circa nel periodo 343-370.
Raccolse l’incarico il saggio Flavio Latino, ch’era nato verso la metà del primo secolo nel Lazio, ed aveva da Clateo ricevuto il Battesimo. Intorno a lui il gregge esiguo aumentava di giorno in giorno, e ben presto s’aggiunsero al manipolo numerosi neofiti delle valli e della riviera benacense.
Secondo la tradizione il quarto vescovo di Brescia fu Sant’Apollonio, il quale convertì e battezzò i Santi Faustino e Giovita che, come lui, subiranno il martirio durante il soggiorno bresciano dell’imperatore Adriano (117-138) e diventeranno i patroni della città. Il suo corpo viene portato nel 1025 nella basilica di San Pietro de Dom dove nel 1510 viene posta in una nuova arca in marmo, alla fine verrà posizionata nel Duomo nuovo.
Ursicino diventa il sesto vescovo di Brescia nel 320, dopo un lungo periodo in cui la sede vescovile fu unita alla diocesi di Milano. Muore nel 347 e gli succede Faustino di Brescia (360-381).
Filastrio ( 380?- 387), autore di un catalogo di eresie “De Haeresibus”, dopo aver vagato per tutto l’impero combattendo contro le eresie si ferma a Brescia come vescovo, forse su richiesta di S.Ambrogio (339/340 – 397).
San Gaudenzio fu vescovo di Brescia dal 387 al 410 e, agevolato dalla politica verso i cristiani dell’imperatore Onorio. Di Gaudenzio si sa che è bresciano di origine, ma nulla invece sia della famiglia che della sua giovinezza, al fianco di Filastrio prima della sua morte, viene designato come prossimo vescovo della città a sua insaputa mentre era in un pellegrinaggio. Viene sepolto in San Giovanni a Brescia presso il Concilium Sanctorum.
Quasi contemporaneamente appare sul Benaco, San Vigilio (Roma 355 – Val Rendena 405), che fondò trenta e più Chiese nelle terre benacensi. Era originario dell’Urbe dalla quale la matrona romana Masseria, fuggendo le persecuzioni pagane, si ritrasse a Trento coi figli Claudiano, Maguriano e Vigilio. Questo, compiuti gli studi in Atene e dotato di esimie virtù, nel 385 circa succede in Trento al celebre Vescovo Abbondanzio, e diventa il terzo gerarca di quella Chiesa. Negli anni fra il 403 e il 405, secondo il Brunati, visita anche la riviera occidentale del lago, comprendente Campoverde, Volciano, Salò, Gardone, Maderno, Toscolano e Gargnano, dove sparse e fecondò il seme della divina parola e della fede cristiana. Trova la morte in Val Rendena, accompagnato dai fratelli e da un missionario, quando durante una messa getta nel fiume Sarca una statua di Saturno e fa esplodere l’ira dei pagani presenti. La sua salma giace nel duomo di Trento.
Nel 380 l’imperatore Teodosio emette l’editto di Tessalonica con cui il Cristianesimo viene riconosciuto religione ufficiale dell’Impero Romano e in seguito emette nel 391-392 dei decreti che sono l’attuazione pratica del precedente editto, con cui perseguita i pagani. Inizia un periodo di distruzione dei templi pagani da parte dei cristiani, di cui alcuni vescovi si rendono capofila.
Nel 552, durante l’impero di Giustiniano, viene eletto Sant’Ercolano vescovo di Brescia , diventa abate di un monastero in città ma decide in seguito di ritirarsi a vita solitaria in Campione sul Garda, forse a causa delle contemporanee invasioni dei Longobardi, popolo eretico. Muore nel 576 e le sue spoglie, tra il 958 ed il 1022 sono state traslate nella chiesa di Maderno.
Nel 568 scende in Italia Alboino con i suoi Longobardi di fede ariana, comincia un periodo di devastazione e guerre interne per il potere che nel tempo porta alla loro conversione, fino ad arrivare a Desiderio ed Ansa gli ultimi regnanti longobardi. Desiderio fa costruire l’abbazia di Leno mentre Ansa la chiesa del Salvatore nel monastero di Santa Giulia a Brescia (757-761) e anche la chiesa con monastero omonima a Sirmione (765) .
All’avvicinarsi dell’anno 1000 i popoli soggiacevano a gran terrore, perchè erano convinti che stesse per avvenire in quell’anno la fine del mondo; e siccome si ritenevano sicuri che proprio allora doveva cominciare per tutti l’eternità, cercavano di acquistarsi la salvezza dell’anima con ogni atto religioso. Nessuno s’occupava più di nulla, come se non fosse più di questa terra, e per guadagnarsi il Paradiso i ricchi lasciavano tutto quel che avevano alle chiese ed ai monasteri, che acquistarono così grandi proprietà.
Arnaldo da Brescia (Brescia 1090 – Roma 18 giugno 1155) allievo di Abelardo durante il suo soggiorno a Parigi; al suo ritorno a Brescia nel 1119 inizia a diffondere idee anticlericali, accusando il clero di possedere beni materiali e di interessarsi di politica e predicando il ritorno alla povertà e alla solidarietà evangelica; il suo futuro radicale programma di riforma si collega alle idee dei Patarini milanesi. Il suo fervore e le sue idee anti papali lo portarono, insieme ai suoi seguaci, a chiedere a Federico Barbarossa di venire a Roma per creare uno stato laico opposto a quello del papa. Nel 1148 viene scomunicato e verso il 1155 impiccato.
Verso il 1220 San Francesco d’Assisi passò con un compagno, intorno al 1220, nell’isola del Garda, situata presso l’ingresso, a sud, del golfo di Salò, ed ivi ottenuta un po’ di terra vi eresse un Cenobio che doveva servire ai primi suoi seguaci e che allora fu denominato il Cenobio del beato Francesco da Gargano.
Nel 1437 San Bernardino da Siena, preso l’abito di San Francesco, percorse innumeri contrade, si portò a Bergamo, indi a Brescia e si recò poscia a Salò per operare prodigi di conversioni, poi cercò un romitaggio placido per riposarsi dalle fatiche del pergamo, e lo trovò nell’isola di Garda dove trasse i suoi giorni di penitenza nella contemplazione di Dio, in uno speco scavato nel fianco settentrionale dello scoglio sul margine del lago. Ivi per suo consiglio ed aiuto i frati trasformarono il romitaggio in convento, poi il Monastero fu ampliato ed ornato di chiostro, di logge e giardini. L’Isola del Garda fu chiamata l’isola dei Frati.