Duomo Vecchio o Concattedrale di Santa Maria Assunta
Originariamente una basilica paleocristiana forse del VII secolo, dell’epoca longobarda, poi ricostruita nell’XI secolo, conserva la cripta di San Filastrio del VI secolo.
Il Duomo vecchio o Concattedrale di Santa Maria Assunta di Brescia si trova in piazza Duomo, nella cittadella nuova di Brescia e coesiste con quello nuovo, costruito poco distante. Nei secoli l’edificio ha subito alcuni ampliamenti ma ha mantenuto la sua struttura romanica, tanto da essere una delle più importanti rotonde romaniche in Italia. Verso la fine dell’Ottocento sono stati eseguiti degli scavi che hanno messo in luce l’origine altomedievale del sito, risalendo all’epoca longobarda o almeno carolingia; il ritrovamento delle fondazioni della precedente chiesa ha evidenziato una pianta longitudinale, con copertura di capriate a vista, che terminava sulla cripta di San Filastro del VI secolo ma sistemata nell’VIII, tuttora esistente. Accertamenti eseguiti alla fine del secolo scorso hanno riportato che la precedente basilica doveva essere in non buone condizioni nel 1095, quando è stata ulteriormente danneggiata da un importante incendio che colpì la città tanto che, facilmente, erano già stati avviati i lavori di costruzione della nuova chiesa, che terminarono nella prima metà del XII secolo.
La struttura anteriore del Duomo vecchio è a base rotonda e la muratura è costituita da corsi regolari di pietra bianca locale, nella parte bassa, più larga, vi sono delle monofore a tutto sesto; la parte superiore presenta una serie alternata di sottili paraste e finestrelle a tutto sesto con tripla strombatura, conclude la struttura un fregio in cotto ad archetti.
Nella parte anteriore si trova l’ingresso principale, eseguito nel 1571 in seguito all’innalzamento del piano stradale (dall’interno sono ancora visibili i due precedenti ingressi, posizionati più in basso), tanto che il Piantavigna dovette realizzare all’interno una doppia scalinata laterale per raggiungere il vecchio livello del pavimento; nella parte retrostante si trovano gli ampliamenti del XV e XVI secolo, con i due transetti laterali, affiancati alla cripta di San Filastrio e, dietro, il presbiterio. Nel 1708, a causa dell’allargamento del portale, la chiesa ha subito il crollo del campanile romanico che si trovava a lato dell’attuale ingresso, si vedono ancora le scalette che lo servivano.
L’interno del Duomo vecchio è caratterizzato dalla parte centrale, detta “Platea di Santa Maria” e dall’ambulacro che le gira intorno, separati da otto grandi pilastri con archi a tutto sesto che sorreggono la parte superiore, più stretta, della rotonda; nella parte opposta all’ingresso si trovano tre serie di gradini, due laterali che scendono nella cripta di San Filastrio, una centrale che sale nel presbiterio. Nella platea sono visibili i resti della pianta e di alcuni lacerti di affresco della originaria chiesa, la basilica di Santa Maria Maggiore de Dom.
La cripta di San Filastrio è il più antico luogo della cristianità bresciana, è originario almeno del VI secolo e prende il nome dalle reliquie del vescovo San Filastrio, del IV secolo, che sono state portate qui dal vescovo Ramperto il 9 aprile 838, traslandole dalla Basilica di Sant’Andrea, prima cattedrale di Brescia, già distrutta a quel tempo. Al suo interno vi sono due colonnati (alcune colonne e capitelli originali sono di epoca romana altri, di epoca bizantina, sono delle copie dei precedenti posizionate durante le modifiche dell’VIII secolo) che formano tre navate che finiscono con tre absidi e coperte da quattro campate di volte a crociera ciascuna, sulle pareti laterali sono riportate le colonne in forma di lesene per sostenere l’imposta delle volte. Sono presenti delle parti di affreschi, quelli sulle pareti molto deteriorati, mentre si sono conservati meglio quelli delle volte.
L’ampliamento del presbiterio e una parte delle decorazioni interne sono state commissionate dal vescovo Berardo Maggi (1275-1308) verso la fine del Duecento; alla fine del XV secolo sono state ampliate la cappella delle Sante Croci e quella maggiore dall’architetto Bernardino da Martinengo, sul cantiere hanno lavorato anche Filippo Grassi (che lavorerà anche per il Palazzo delle Loggia), Gasparo Cairano per le chiavi di volta, Vincenzo Civerchio per gli affreschi delle Storie della Vergine; nella seconda metà del XVI secolo viene dato incarico a Giovan Maria Piantavigna di risistemare la cappella delle Sante Croci, aprire la cappella del Santissimo Sacramento, aprire il nuovo ingresso principale; parte degli affreschi del transetto sono dei bresciani Tommaso Sandrini e Francesco Giugno. Verso la fine dell’Ottocento la chiesa ha subito degli interventi curati da Luigi Arcioni che hanno riportato alla luce parecchie parti medievali coperte da interventi posteriori, restituendo all’edificio del duomo vecchio parte delle originarie forme.
Anche al suo interno i lavori di fine Ottocento hanno ridato l’aspetto romanico in cui spiccano alcuni elementi: il sarcofago del signore vescovo Berardo Maggi; il sepolcro di Bonino da Campione; l’organo di Giangiacomo Antegnati; i cicli pittorici del Moretto e del Romanino. Il sarcofago di Berardo Maggi è realizzato in marmo rosso Verona con coperchio a due spioventi sul quale sono state raffigurate: l’accordo di pace del 1298 tra la fazione guelfa e quella ghibellina di Brescia; i funerali del vescovo dove il Maggi è a grandezza naturale coperto da un lenzuolo sui quali angoli stanno quattro animali rappresentanti gli evangelisti, mentre i partecipanti del corteo sono rappresentati più piccoli; ai quattro cantoni sono raffigurati San Pietro, San Paolo, Santi Filastrio e Gaudenzio, Santi Faustino e Giovita; San Giorgio che trafigge il drago; sulla testa e ai piedi del coperchio vi sono una croce greca e San Giorgio che trafigge il drago.