Ezzelino III da Romano
Ezzelino III da Romano
il personaggio più conosciuto della famiglia degli Ezzelini, conquistatore, tiranno temuto più del diavolo
Ezzelino III da Romano (Romano d’Ezzelino 25 aprile 1194 – Soncino 27 settembre 1259), sposato nel 1221 con Zilia, sorella del conte Sambonifacio, che ripudia; nel 1238 con Selvaggia, figlia naturale legittimata di Federico II di Svevia; nel 1244 con Isotta Lancia, morta nel 1254; nel 1249 con Beatrice, figlia del conte di Castelnuovo Buontraverso de’ Maltraversi; ha un solo figlio naturale, Pietro, che fa imprigionare nel 1246 nel castello di
Angarano. Si rivelò un abile condottiero già in giovane età e nel 1223, dopo il ritiro in convento del padre Ezzelino II “il Monaco”, con la suddivisione delle proprietà del padre con il fratello Alberico, ebbe i territori di Bassano, Marostica e di tutti i castelli dei colli Euganei. Persona con straordinaria inclinazione alla guerra, resistente ad ogni fatica e sprezzante del pericolo, freddo ed insensibile, con un livello di crudeltà elevato, forse maggiore di quello già elevato dei suoi tempi. Grazie alla sua capacità di sfruttare a suo vantaggio le occasioni, diventa il comandante dei ghibellini del nord Italia.
Dal 1225 al 1230 Ezzelino III da Romano è podestà e capitano del popolo di Verona e in quegli anni rifiuta la richiesta di clemenza per Rizzardo di Sambonifacio da parte di Sant’Antonio di Padova. Dopo un’iniziale accostamento alla Lega Lombarda, si schiera con l’imperatore Federico II di Svevia, diventando Vicario Imperiale in Lombardia; con questa carica segna la fine della libertà comunale in nord Italia, sottomettendo alla sua volontà tutti i Comuni. Nel 1233 distrugge il castello di Caldiero (VR); nel 1236 Federico II saccheggia Vicenza e la dà da governare ad Ezzelino che, nel 1237, si fa dare anche Padova, città notevolmente più ricca e potente e, per domarla, fa arrestare tutte le persone più in luce della città, radendo al suolo le loro proprietà e fa arruolare nei corpi militari i rimanenti giovani cittadini; in seguito, non fidandosi di loro li farà smistare nelle sue sparse prigioni ed eliminare tutti, circa diecimila. Nello stesso anno vince a Cortenuova contro i Comuni lombardi e Federico II gli dà in sposa Selvaggia, una sua figlia naturale, che però muore giovanissima. Nel 1242 conquista e dà alle fiamme Montagnana, allora in mano agli Este. Nel 1250 muore Federico II ma questo non preclude la carriera di Ezzelino III che nel 1254 viene anche scomunicato da papa Alessandro IV (Rinaldo Segni) con la speranza di frenare il suo potere. Nel 1256 l’arcivescovo di Ravenna Filippo, incarica Azzo VII d’Este, podestà di Ferrara, di preparare una lega contro Ezzelino, alla quale partecipano Venezia, Bologna, Mantova, il conte di San Bonifacio e vari altri. Mentre Ezzelino è impegnato nell’assedio di Brescia, la Lega si impadronisce di Padova nel 1256 ma, per mancanza di coesione, non ha risultati stabili e intanto Ezzelino conquista Brescia nel 1258. Nel 1259 viene chiamato in aiuto a Milano dai Ghibellini per combattere i Guelfi; il suo piano è quello di ammassare un grande esercito nella zona di Brescia con il quale devastare la campagna lombarda e costringere le truppe milanesi ad uscire dalla città a quel punto, con l’aiuto di alcuni cittadini traditori, entrare in città rimasta senza protezione. Il piano di Ezzelino però fallisce in quanto viene a sua volta tradito e, una volta di fronte a Milano, trova le porte chiuse con l’esercito della lega guelfa alle spalle, si muove allora verso Cassano d’Adda ma vi trova Oberto II Pallavicino a capo dei cremonesi, Azzo VII d’Este con i ferraresi ed i mantovani, che vi si erano insediati prima impedendogli così la ritirata e dalla furiosa battaglia che ne scaturisce, Ezzelino III viene ferito e catturato, portato poi in carcere a Soncino; muore il 27 settembre 1259 a 65 anni, rifiutando sacramenti e medicine, sembra di setticemia dopo essersi tolto anche le fasciature. Viene sepolto a Soncino ma non si sa di preciso dove sia la sua tomba, che viene menzionata in una visita dell’imperatore Enrico IV nel 1311, ma da quel momento scompare; sembra, come cita una lapide tuttora esistente nella casa del Comune, fosse stata deposta in municipio ma l’edificio venne ristrutturato e l’arca non è più lì.
Dell’efferatezza di Ezzelino III da Romano hanno parlato in tanti ed è passato alla storia come “temuto più del diavolo”, ma contrariamente viene anche descritto da altri come politicamente e militarmente scaltro e capace, sicuramente aveva attirato su di sé molta impopolarità. Tra i cronisti dell’epoca che raccontano di Ezzelino ci sono: Rolandino da Padova, scrive una cronistoria degli anni di Ezzelino presentata nel 1262 a Padova; Dante Alighieri lo inserisce nel canto XII del suo Inferno; Albertino Mussato, padovano e contemporaneo di Dante, gli dedica la sua tragedia “Eccerinide”; ed altri ancora.