Fortificazioni di Sirmione
La penisola di Sirmione è stata nei secoli un punto nevralgico per il controllo del lago di Garda, già i Romani ne avevano fatto il luogo di una importante mansione alla base della penisola sulla via Gallica tra Brescia e Verona; luogo fornito di poste, alloggi per ufficiali ed imperatori, dove si trovavano i depositi della scorte alimentari per gli eserciti e tenuti in grande considerazione per il sostentamento degli eserciti mentre, la parte fortificata, con due porti, la cittadella, una probabile rocca sul colle di Cortine e, sulla punta a nord, la grande villa con terme ora denominata Grotte di Catullo erano posti in punta alla stessa.
Delle fortificazioni di Sirmione ne fa uno studio dettagliato il conte Giovanni Girolamo Orti Manara (1769 – 1845) nel suo “La penisola di Sirmione” del 1856, nel quale inserisce disegni riguardanti i suoi studi, ricerche e scavi sulla punta della penisola alla ricerca dei vari passaggi storici. Ne desume che al tempo dei Romani la punta della penisola fosse in realtà un’isola in buona parte circondata da mura di protezione (studi successivi dateranno le fortificazioni nell’epoca tardoromana del V secolo), nella parte più vicina alla penisola si trovavano due porti, uno ad est ben protetto dalla furia dei venti e delle onde; uno ad ovest, agevole e senza grandi protezioni, entrambi connessi con la cittadella fortificata, protetta da mura e dalla quale si accedeva ad una zona intermedia e poi alla rocca, posizionata sul colle di Cortine; un’altra grande area protetta includeva il colle del successivo San Pietro in Mavinas e la grande villa romana. Da notare che in base ad alcuni rinvenimenti occasionali nel centro del borgo e di quanto scrive anche il Manara : “sul piano di questo monte, entro la cerchia delle mura, uscirono alla luce molte fondamenta d’abitazioni con pavimenti a mosaico.”; facilmente quindi, prima del periodo delle fortificazioni del V secolo, le abitazioni dell’isola non dovevano essere di modeste condizioni, bensì ville di villeggiatura di ricche famiglie probabilmente provenienti dalle vicine ed importanti città di Verona o di Brescia. Già dal IV secolo vengono però predisposte delle flotte navali sui fiumi e sui laghi, si suppone anche quello di Garda, per il rinforzo degli eserciti impegnati sui confini settentrionali, da qui la necessità di fortificare i porti.
Successivamente, intorno al VI secolo, Teodorico decise di ripristinare la navigabilità sul Mincio ricreando una flotta militare che necessitava quindi di porti fortificati nel basso Garda; non venne stravolta l’impostazione romana, mantenuta buona parte delle opere precedenti estendendole e creando le mura più a sud fino alla cittadella, utilizzando anche una parte della villa romana presente in via Antiche Mura (III secolo). All’interno delle nuove cerchia fortificate dei documenti dell’VIII secolo attestano che erano state costruite la chiesa monastero di San Salvatore, la chiesa di San Vito e quella di San Martino, mentre gli stessi confermano che la chiesa di San Pietro in Mavinas era esterna alla cerchia.
Verso la fine dell’VIII secolo e della dominazione longobarda, vi fu a Sirmione un certo Cunimondo, grande proprietario terriero che uccise un cortigiano della regina Ansa, a causa di ciò, con atto di Carlo Magno del 774, gli vennero confiscati tutti i beni tra cui la penisola e data in proprietà al convento di San Martino di Tours.
Questo episodio ed altre vicende spostarono l’interesse verso altri castelli del lago fino al XIII secolo, quando la famiglia degli Scaligeri iniziava a prendere una grande importanza nel quadro politico e militare del nord Italia. Nel 1276 a Sirmione avviene la cattura degli eretici catari ad opera di Alberto della Scala e questo fatto da nuova luce alla famiglia della Scala agli occhi dell’imperatore e del Papa, così la politica scaligera ha un nuovo impulso e Sirmione viene elencata con Peschiera, Malcesine, Garda, Villafranca ed altre negli statuti di Verona come luoghi fortificati di confine da mantenere operanti, essendoci tutto l’interesse a mantenere il lago come via commerciale. Da qui la decisione di modificare e rinforzare il castello e le fortificazioni di Sirmione con un’impostazione nuova, che poneva il castello all’inizio dell’isola e, con i due ponti levatoi, in condizione di difendersi sia da attacchi esterni che da attacchi interni al paese.
Alla base della penisola passava la via tra Brescia e Verona che il Manara, riferendosi al Filiasi, definisce la via Gallica (che dalle Gallie porta, per Torino, Milano; Bergamo, Brescia, Vicenza, fino allo stretto di Costantinopoli), affiancata in questo tratto dalla selva Lucana che si estendeva fino al mantovano; qui si trovava la Mansione romana, da vari studi individuata nell’edificio che ora è la “Trattoria Vecchia Lugana”, da qui partiva la strada che costeggiava il lago ed immetteva nella penisola, ma che nel tempo è franata nel lago ed è stata sostituita dall’attuale più a ovest. Di fronte alla mansione doveva trovarsi un porto, di cui vi sono ancora i segni nel lago, agglomerati di grossi sassi e resti di palizzate in legno visibili dalle fotografie aeree. Questi vari indizi, assieme ai ritrovamenti di monete romane di vari periodi ed altri manufatti, fanno desumere come la zona fosse un luogo di notevole passaggio e di comunicazione, grazie ai porti, con il nord del lago, valida alternativa alla via di terra lungo la valle dell’Adige.