Grotte di Catullo
Le Grotte di Catullo rimangono proprio sulla punta estrema del centro storico di Sirmione occupandone una vasta parte con i suoi quasi due ettari di estensione e con un panorama eccezionale.
Il nome Grotte di Catullo è una dicitura del Rinascimento, dovuto al fatto che allora l’area si presentava con grandi vani crollati ricoperti di vegetazione che davano l’idea di grotte e dal fatto che il poeta Catullo, di origine veronese e morto nel 54 a.C., aveva una villa in zona; erroneamente gli è stata attribuita la proprietà anche di questa. Si tratta in realtà della più grande ed importante villa romana signorile dell’ Italia settentrionale, costruita tra il I secolo a.C. ed il I secolo d.C., originariamente si sviluppava su tre piani, ma sono rimasti solo i due sottostanti, purtroppo il piano nobile è andato perduto, anche grazie all’usanza di utilizzare parti dei ruderi come materiale da costruzione per le case dei locali.
I primi scavi e studi scientifici sull’area risalgono al XIX secolo, ma i primi su vasta scala furono avviati a metà del XX secolo; questi evidenziarono che la villa venne costruita tra la fine del I a.C. e gli inizi del I d.C. mentre venne abbandonata verso il III secolo d.C.. La parte meridionale della stessa è quella più vecchia in quanto vi esistono delle preesistenze utilizzate per le fondamenta, in questa posizione si trovava anche l’ingresso principale che dava accesso al piano residenziale, dotato di terme e, sui lati lunghi, vi erano loggiati e terrazze scoperte; la parte centrale era adibito a giardino con vialetti ed aiole. Rampe e scale permettevano di accedere alle aree di servizio e al lago verso la punta della penisola. La parte occidentale del piano inferiore era utilizzato per le giornate calde o piovose, permettendo passeggiate al coperto nel grande porticato ricavato nella roccia.
Con l’abbandono della villa durante il III secolo d.C. vennero costruite delle fortificazioni che, partendo da essa, percorrevano buona parte della punta di Sirmione includendo il borgo fino al castello, l’area venne utilizzata anche come necropoli.
La proprietà è della Sopraintendenza dal 1948, che si è impegnata nel restauro e nella conservazione.