Palazzo Bettoni Cazzago
Edificio originariamente della seconda metà del Quattrocento situato nella settima quadra di S.Faustino, entro l’ampliamento medievale delle mura cittadine.
Palazzo Bettoni Cazzago, già Fenaroli Avogadro, presenta varie modifiche eseguite nel corso dei secoli, ma vi sono ancora elementi della costruzione del XV secolo, edificio allora di grandi dimensioni per l’epoca, adatta ad ospitare una delle famiglie storiche di Brescia. Scrive il Lechi (vol.3, pag.167) : “Delle famiglie ricche e potenti nel sec. XV, possiamo escludere i Martinengo che di sicuro vivevano nella loro residenza cittadina sui «terragli» di canton Garibaldi (tra via Pace, via Dante c corso Palestra) ma preferivano le loro residenze nelle vaste proprietà lungo l’Oglio; possiamo escludere i Gambara, i quali contro voglia abitavano in città nei pressi del Foro romano ma stavano di preferenza a Verola e Pralboino, dove covavano il sogno di comporsi uno staterello di tipo padano: possiamo escludere i Calini. i Caprioli, i Maggi c pochi altri dei quali è nota l’abitazione, come pure dobbiamo escludere altre famiglie politicamente in mala vista. Quale famiglia poteva adunque godere di tanta larghezza di mezzi da consentire di costruire un palazzo molto vicino per imponenza a quello da poco costruito dal Colleoni? Non dubiterei ad indicare gli Avogadro”. Palazzo Bettoni Cazzago esternamente presenta una facciata senza particolari elementi decorativi, unico elemento è l’ampio cornicione decorato a stucco; unico elemento che attira l’occhio all’esterno è la visione prospettica della fontana con la statua del Nettuno che si intravvede dal portone, forse opera di Santo Callegari il vecchio. Il portico d’ingresso non ha le dimensioni maestose di altri palazzi successivi, mentre è di notevole importanza lo scalone a tre rampe con balaustra in marmo che fu fatto costruire dai Fenaroli nel Settecento. Verso l’interno, nel cortile, sul lato a nord, c’è un porticato con colonne toscane secentesche, sormontate da una lunga fila di ampie finestre al primo piano e da una baltresca al secondo piano; sul lato ad est vi erano tracce di affreschi quattrocenteschi, poi ricoperti mentre, sopra il porticato nord, si trova una galleria con volta decorata a stucco che danno accesso a quattro sale con decorazione a chiaro-scuro ottocentesca. All’interno, dallo scalone si accede alle sale di rappresentanza del palazzo, tra le quali quella delle feste, una delle più grandi di Brescia del Quattrocento, con soffitto in legno e suddiviso da grandi travi lavorate e sorrette da modiglioni e travetti, dipinti nei secoli seguenti a tinte chiare con leggeri fregi color seppia. Sempre il Lechi descrive la ricchezza degli interni di Palazzo Bettoni Cazzago : “Le pareti sono dipinte a scomparti portanti trofei d’armi e bandiere e sulle porte aquile napoleoniche; il tutto eseguito molto facilmente dopo la liberazione del 18592. La grande specchiera con ricchissima cornice dorata e ritratto nell’ovale posta fra le due finestre, proviene dal palazzo Martinengo Padernello di via Dante assieme alle poltrone di legno dorato e damasco rosso. Ornavano una sala distrutta dai bombardamenti nella porzione a mattina del palazzo. Questo grande salone serve da ampio vestibolo a quattro sale una più bella ed elegante dell’altra che i Fenaroli adornarono non molti anni dopo l’acquisto del palazzo. Il primo, della sala verso il cortile, con la tapezzerie verde, è il più elaborato e più elegante dei quattro. A cassettoni vari e sagomati porta nel medaglione centrale e nei quattro lacunari più grandi delle tele con figure di donne: le Muse. Le cornici in legno, alte e dorate, sono ricchissime. Aggiunge ricchezza il particolare di quei quadri ovali con ritratti in monocromo di poeti, appesi agli angoli sotto il soffitto, ad interrompere la fascia sulla quale sono affrescati gli emblemi di alcune arti liberali: la Letteratura, la Fisica, la Musica, la Pittura ecc. La sala che segue a mezzodì è la così detta stanza di Napoleone che vi fu ospite due volte3 e nella quale troneggia un superbo letto a baldacchino del primo Settecento. Nel soffitto grande prospettiva a colonne e cariatidi4 e nel medaglione centrale una buona tela, posteriore di qualche decennio, forse del Tortelli5, con l’incoronazione di un guerriero. Nella fascia fregi e volute a fresco. Passando verso strada altro soffitto a prospettiva con colonne scannellate e medaglioni di Cesari. Al centro altra buona tela con la Verità ignuda scoperta dal Tempo. Nella fascia, tra i fregi, due tondi con paesaggi a rovine. Gli affreschi sono di Lodovico Bracco6 che li terminò nel 1697. Nella sala da pranzo vicina, l’ornamentazione del soffitto cambia completamente di carattere: qui essa è composta da sei profondi cassettoni di legno scolpito tutto dorato e, sul fondo dei sei lacunari, da discrete tele anch’esse della fine del sec. XVII, rappresentanti la Pace, la Guerra, la Vanità a nord e la Primavera, la Giustizia e l’Abbondanza a sud. Un ricco fascione affrescato a roccaglie e a medaglioni in monocromo azzurro gira tutto attorno, mentre sulle tre porte e al centro della caminiera, in ricche cornici dorate, quattro tele rappresentano le quattro stagioni. Complesso molto interessante e vario della nostra arte decorativa; esso segna il passaggio dal magniloquente ma austero Seicento allo spigliato e prodigo Settecento. A pian terreno, con l’ingresso da un pianerottolo dello scalone, vi è un ampio locale con volta a botte con le pareti dipinte nel Settecento; è un resto dell’antico palazzo del sec. XV. Sempre a pian terreno, nella parte sud, vi sono due ampi locali con decorazioni a stucco nella volta. Sulla porta di quello verso strada è dipinta una iscrizione che ricorda l’ospitalità data al generale francese Lautrec”.