Palazzo Brognoli-Bonera
Il palazzo si trova in cittadella vecchia, la parte più antica della città, quella compresa entro quelle che erano le mura romane e sede delle dimore delle antiche e nobili famiglie cittadine.
Palazzo Brognoli-Bonera è un edificio ad angolo tra via Tosio e via Gallo della seconda metà del Quattrocento, abitato originariamente dalla famiglia Fisogni, in città dalla metà di quel secolo, per poi essere venduto nella seconda decade del Seicento ad Alfonso Brognoli, famiglia che aveva ottenuto risalto in città grazie lavorazione del peltro. I Brognoli si divisero in due rami verso la fine del Settecento, uno dei quali continuò a rimanere proprietario del palazzo fino alla seconda metà del Novecento, quando venne venduto a Carlo Bonera, il quale si occupò di avviare un attento restauro che riportò alla luce importanti testimonianze dei secoli precedenti (Lechi, vol.V pag.72). Palazzo Brognoli-Bonera è un edificio di tre piani fuori terra, dalla facciata semplice con zoccolo in pietra, le finestre del piano terra e del secondo piano sono tutte regolari e di forma quadrata con cornice lineare in pietra, quelle del piano nobile sono invece di notevoli dimensioni e di forma rettangolare sempre con cornice in pietra. Ad arricchire la facciata è solo il portale, ornato con una cornice a bugnato rustico, che dà accesso all’atrio, dove si trova un locale facente parte dell’edificio originario del Cinquecento, caratterizzato da degli elementi quattrocenteschi: una colonna in pietra con il capitello formato da quattro scudi dove era probabilmente lo stemma della famiglia Fisogni e alcuni lacerti di un affresco. Sempre al piano terra, nella zona sud, si trova una raffigurazione della Vergine con Bambino ritenuta opera di un seguace del Moretto. Salendo la scala posta nell’atrio, si raggiunge il piano nobile dove si trovano alcune sale decorate che conservano ancora alcuni elementi della struttura quattrocentesca, come i soffitti lignei con travi a vista e piccole tavolette decorate con effigi di nobili uomini e donne. I soffitti sono stati arricchiti nel primo Seicento con dei cassettoni decorati a figure geometriche, mentre alle pareti vi sono degli affreschi di paesaggi racchiusi in finte cornici di marmo di gusto rococò (Giulia Adami)