Palazzo Dolzani Masperi
Una bella palazzina situata nella parte nord orientale delle quadre di San Giovanni, vicino a piazza della Vittoria
Palazzo Dolzani Masperi ha una ricca facciata cinquecentesca ma non si sa di preciso chi l’ha fatto costruire, Fausto Lechi ipotizza che sia stata la famiglia Bucelleni, mercanti originari di Lumezzane, impegnati nel redditizio commercio del ferro dalle valli bresciane; a favore di quest’ipotesi in un documento del 1723 Anatalone e Nicola Tosio dichiarano di essere i proprietari di una casa che, dalla descrizione, corrisponde a questa e di averla acquistata dal conte Silvio Bucelleni. Da altri documenti risulta che questa famiglia abitava in zona già dal 1534 e sempre il Lechi data l’edificio intorno alla metà del XVI secolo. Nell’edilizia residenziale del tempo questa facciata risulta essere eccezionalmente ricca, oltre che per gli ornamenti, per l’ampio utilizzo del marmo che, seppure di facile reperimento grazie alle cave di Botticino, era in questa quantità, riservato a edifici pubblici o religiosi; infatti la facciata di palazzo Dolzani Masperi ne è completamente rivestito. Non manca una ricca decorazione anche nel portale, nei fregi e nei timpani delle finestre a edicola dei piani superiori, negli ordini architettonici e soprattutto nel fregio della trabeazione terminale; talmente ricca che può risultare troppo costosa anche per alcune famiglie nobili. Risulta particolare e senza casi simili in città anche la scelta architettonica di impostare la facciata su tre campate ripetute per tre livelli, con la sovrapposizione dei tre ordini dorico, ionico e corinzio. Alcuni elementi, come le due serliane e l’alto fregio terminale decorato, sono ritenuti caratteristici del Sansovino, il quale aveva disegnato il fregio della Loggia e, nel 1554, gli artisti Cristoforo Rosa e Agostino Scalvini vengono incaricati di eseguire una copia di questo disegno; vi è quindi l’ipotesi che questa copia sia venuta in mano ai Bucelleni. Per quanto riguarda l’interno del palazzo, ha subito a più riprese numerose modifiche e demolizioni, tra cui quella per la realizzazione di piazza della Vittoria nel 1932, i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, una ricostruzione nel 1950 e nel 1973-74 la demolizione degli elementi superstiti per la costruzione del nuovo Cordusio. “Descritti nel 1723 in quattro stanze più due fondaci al pian terreno e diversi ambienti ai piani superiori, gli interni si espandevano in realtà di una campata verso nord oltre la facciata, occupando quindi quattro luci. Il pian terreno si articolava attorno a un profondo andito che conduceva dal portale al portico retrostante e distribuiva due stanze per lato. La scala, ampia e a tre rampe, si trovava all’estremità meridionale del portico. Al primo piano, distribuito da una loggia, si possono individuare una sala passante da cui si dipartono due gruppi di tre stanze in sequenza”. (Cristiano Guarnieri)