Pieve di San Giorgio di Valpolicella
L?antichissima Pieve di San Giorgio trova la sua origine già nell? VIII
secolo, quando viene costruita come edificio pagano. Oggi costituisce
uno tra i più alti esempi di architettura romana nella provincia di
Verona. Durante il Medioevo la Pieve faceva da riferimento a una delle
tre circoscrizioni amministrative in cui era diviso il territorio della
Valpolicella ed era anche sede di una schola juniorum, come testimonia
l?attuale piccola canonica. Proprio in questo periodo l?edificio venne
ricostruito in gran parte e con il terremoto del 1117, quando subì
ulteriori manutenzioni, si trasforma gradualmente in luogo di culto
cristiano dallo stile prettamente romanico. I primi documenti scritti in
tal senso risalgono al 1145 con la bolla pontificia di Papa Eugenio
III.
La struttura presenta un notevole equilibrio architettonico ed uno
spazio suddiviso in tre navate. Benchè sia difficile stabilire
precisamente quale parte dell’edificio sia d?origine longobarda e quale
invece posteriore, si nota con facilità una differenza tra l’area
occidentale e quella orientale: il lato est, costituito da tre absidi
presenta uno stile romanico e risale probabilmente all?XI secolo; la
maggior parte di lapidi romane è distribuito lungo questa parete e
sempre qui le colonne vanno a sostituire i pilastri, i quali a
differenza di quelli spogli a sinistra, presentano numerose pitture
Trecentesche. Nel lato ovest, che secondo alcuni apparterrebbe
all?edificio originario longobardo, troviamo un altro abside dove è
stata ricavata la porta principale d?ingresso in stile neogotico
contornata da affreschi.
Forte testimonianza dell?origine longobarda è l?antico ciborio del 712
(ora utilizzato come altare maggiore) dal grande valore storico e
artistico, dove interessanti incisioni datano la costruzione
precisamente sotto il regno di Liutprando.
Ricalcano invece il puro stile romanico dell?edificio la torre
campanaria ed un chiostro dei primi del 11, che presenta colonnine
ornate da alcuni capitelli con raffigurazioni di animali e fiori.
Parecchi sono infine gli affreschi, anche se molti alquanto deteriorati:
nella navata destra troviamo un?Ultima Cena del Trecento ed una scena
raffigurante San Martino che un recente restauro ha messo in luce. Molte
delle tele sono opera di Giovanni Battista Lanceni, come il
settecentesco "Martirio di San Giorgio". Abbellisce la fonte battesimale
una "Resurrezione di Cristo" attribuita a Palma il Giovane.