Storia di Lonato del Garda
Storia di Lonato del Garda dal XII secolo alla fine del XVIII, dalle signorie alla fine della Serenissima Repubblica di Venezia.
La Storia di Lonato del Garda come raccontata da Fausto Lechi nel suo “Dimore bresciane”: “Quando sul principio del Duecento, imperversarono in Brescia le due fazioni rivali della “societas militum” e della “societas Sancti Faustini” il capo della prima, Alberto dei conti di Casaloldo, scacciato coi suoi dalla città si ritirò in Lonato e da qui non cessò di molestare Brescia fin che il vescovo Alberto ordinò a Lotaringo Martinengo di snidarlo da questo castello che occupava senza alcun diritto. Lonato e tutta la Riviera soffrirono gravi danni dalle scorrerie di Pinamonte Bonacolsi, quando questi divenne signore di Mantova in causa della “mattia di Casaloldi” scacciando Alberto di quella famiglia, precedente signore. Nel Trecento, durante le lotte delle signorie passò da Bernabò Visconti (1354) a Cansignorio della Scala (1362), infido amico dei guelfi bresciani, per ritornare sotto il Visconti (1364). Nel 1339, durante la lotta fra Mastino della Scala e Azzone Visconti, la Rocca venne devastata dalle bande tedesche al soldo di Lodrisio Visconti sotto lo Scaligero. Con la rocca venne in gran parte distrutta la chiesa di S. Zeno che, secondo il Cenedella, era almeno quattro volte più grande della chiesa attuale. Quelle schiere avanzando verso la parte più recente di Lonato rovinarono completamente il borgo-forte talché Azzone nel marzo di quell’anno sollevò i Lonatesi da molti balzelli e taglie. La vedova poi di Azzone, Luchino e Gio, Visconti, sottraggono Lonato dalle dipendenze da Brescia, e commiserando “Lonadum dilectam terram nostram per scelerosam teutonicam gentem invasum et combustum”, ordinano “ut homines de Calcinado concurrant etiam cum bobus e plustris ad moenia Lonadi aedificanda”.
Col breve dominio visconteo appare per la prima volta in Lonato la figura di un militare a capo della difesa del castello “il capitano”, il che significava l’importanza del posto come fortilizio, al di sopra dei diritti della comunità. La signoria dei Visconti cessò quando Caterina vedova di Gian Galeazzo e reggente in nome dei figli, cedette nel 1404 Lonato, con Castiglione, Solferino e Castelgoffredo, a Francesco Gonzaga che le era creditore di 650.000 lire imperiali. Alla stessa stregua Brescia veniva ceduta a Pandolfo Malatesta. Quelle terre vennero confermate al Gonzaga, quando Venezia, dopo la morte del Carmagnola, affidò a questo mal sicuro condottiero il suo esercito; mentre al Comune di Lonato venivano venduti dal Gonzaga metà dei beni confiscati ai Foccacci e così incominciava la rovina del Castel Venzago. Nell’estate del 1440 il Gonzaga dovette cedere Lonato e altri castelli del mantovano a Francesco Sforza e poi, definitivamente, in seguito al trattato di Cavriana tra il “villano” condottiero e Venezia, a quest’ultima, ma come compenso venne in possesso del castello di Ostiglia. Con la pace e il ritorno a Venezia ricomparve una certa tendenza a voler distaccarsi da Brescia, così come Chiari, Salò e la Valcamonica ed altri centri minori. Quanto deleterie furono, lungo i secoli, queste avversioni di piccoli centri contro il centro maggiore, così largamente diffuse in tutta Italia. Nel 1454 Giacomo Piccinino, figlio di Nicolò, condottiero ora al soldo di Venezia, nella sua ultima azione guerresca prima della pace di Lodi, occupò Lonato e permise alle sue truppe di saccheggiarlo senza pietà. Fu un fatto terribile che commosse tutte le popolazioni delle due provincie interessate di Brescia e Verona, nella quale si raccolsero i fondi per aiutare quelli di Lonato. Benefici vennero elargiti dopo la pace di Lodi (1454) e credo che fu dopo di essa che Venezia si preoccupò di migliorare le fortificazioni de castello di Lonato, che era stato elevato al rango di podesteria minore , come Chiari e Palazzolo (le maggiori erano Salò, Asola, Breno e Orzinuovi). Il Podestà, un nobile di Brescia, aveva la giurisdizione civile ed anche quella criminale “senza pene di sangue”, ma con licenza di “far dar la corda”. Preoccupata di tenere questo castello in efficienza, Venezia pensò di nominarvi un provveditore che era un vero e proprio castellano, indi provvide a rinnovare le fortificazioni che però, a quanto sembra, erano sempre affidate ai cittadini e ad una debole guarnigione veneta agli ordini di quel provveditore, che aveva la resposabilità della difesa. Ormai il castello di Lonato, pur non avendo le caratteristiche di una vera piazzaforte quale Orzinuovi, per la posizione della sua rocca ben difesa dal terreno molto scosceso su tre lati, può resistere ad attacchi di eventuali nemici. Non tardarono questi aad affacciarsi, durante la guerra di Ferrara e quando le truppe del duca di Calabria si presentarono sotto le mura (settembre 1483) Lonato, che era stato soccorso da uomini usciti da Brescia, potè resistere validamente, come fece la vicina Bedizzole. Nel triste maggio 1509, che vide l’infatuazione dei Bresciani per i sopravvenienti francesi di Luigi XII, Lonato venne abbandonata dai veneti e il 28 di quel mese vide passare col suo splendido corteggio il re di Francia il quale vi lasciò un presidio, con grande delusione del marchese di Mantova aspirante sempre ad occupare Lonato o Peschiera e sempre deluso. Ma, come a Brescia, anche qui durò poco il favore per i francesi e nel 1510 i lonatesi insorsero, ma la sommossa venne soffocata nel sangue e gli occupanti distrussero, per vendetta, un intero quartiere del paese. Partiti i francesi e subentrati gli spagnoli del Cardona, anche Lonato ebbe a soffrire dei saccheggi di quelle truppe miste di spagnoli e tedeschi di ogni risma; talché fecero grandi accoglienze a Isabella d’Este che nel 1513 andava visitando i paesi del basso Garda, sempre nella spernza di raccogliere amicizie e simpatie per i Gonzaga.E’ commovente l’entusiasmo di Isabella espresso nella descrizione fatta al marito per il vasto panorama che gode dalla rocca, per lei troppo usa ai piatti panorami di Ferrara e di Mantova: “….ma ben glil dirò che mai vidi loco di più bello aspetto di quello et presi grandissimo spasso et recreatione a farmi nominare le terre infinite che se vedono …”. Fu poi la volta dei tedeschi i quali si soffermarono attorno a Lonato sino alla primavera del 1516 quando Brescia venne liberata. Queste truppe imperiali si fecero di nuovo vive”cum gran ruina” quando passarono nel 1529 e, oltre a taglieggiare le popolazioni, vollero smantellare anche la rocca di Lonato. Dopo questi fatti di guerra cittadina, che col passare degli anni si era ingrandita, disalveando dal vecchio “castrum” e raggiungendo l’ultimo ciglione verso la pianura, venne convenientemente circondata da mura nelle quali, data l’asperità del terreno, si aprivano soltanto tre porte: quella orientale verso desenzano, quella occidentale verso Brescia e quella a nord, che portava verso la campagna di drugolo, e poi verso tutti i paesi e le vie di comunicazione della Rivieera sino a Gavardo e la Val Sabbia. Oramai, con le mutate regole di guerra, diminuisce l’importanza della piazzaforte, aumenta l’importanza della città murata, col suo vecchio castello entro il quale troverà alloggio una piccola guarnigione di “ordinanze”. Ciò non servì ad evitare che durante la guerra per il Monferrato (1628)rocca e città venissero trasformati in piazza d’armi con infinità di danniper la popolazione, e che tra il 1701 e il 1704 danneggiassero duramente castello e città ambedue gli eserciti, che in drammatico andirivieni scorazzavano per la nostra provincia durante la guerra di successione di Spagna.
Oramai anche la vecchia rocca stava rovinando, così almeno la segnala in una sua relazione il Provv. F. Tiepolo nel 1734, dove denuncia che gli alloggiamenti dei soldati sono mal ridotti. Quando poi nel luglio-agosto 1796 ricomparvero sotto Lonato gli eserciti francese e austriaco, del castello non si fa menzione. Allo stato attuale, la rocca vera e propria è ridotta a completa rovina; è ancora ben segnato il perimetro delle mura per quanto sbrecciate qua e là, ma i fabbricati che erano stati costruiti per l’alloggio delle truppe sono scomparsi ed il resto è nelle condizioni che abbiamo descritto.”
Storia di Lonato del Garda